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“Ero l’ Arminuta, la ritornata…”

L'Arminuta

L’ Arminuta di Donatella di Pietrantonio è stato un  vero e proprio caso letterario. Tradotto in 23 paesi, nel 2017 ha vinto il Premio Campiello.

L’Arminuta: significato

«Ero l’ Arminuta, la ritornata. Parlavo un’altra lingua e non sapevo più a chi appartenere. La parola mamma si era annidata nella mia gola come un rospo. Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza»

L’ Arminuta, in dialetto significa la ritornata. L’ Arminuta, la protagonista del romanzo, è una ragazzina che viene restituita alla famiglia d’origine dopo aver vissuto presso genitori adottivi.

Alla protagonista, non viene attribuito un nome, se non quello dell’ Arminuta, la ritornata, proprio per accentuare la sua perdita di identità, il dissolvimento di un’appartenenza fino a quel momento ritenuta certa.

Il ritorno alla famiglia d’origine sarà uno sconvolgimento  carico di conseguenze, di sofferenze e  nuove inizi.

La trama

Siamo in Abruzzo a fine anni Settanta. L’ Arminuta (o la ritornata), rientra nella sua famiglia di origine dopo aver vissuto più di un decennio presso quella che aveva sempre ritenuto la sua vera e unica famiglia. L’ Arminuta, una bambina nata in una famiglia troppo numerosa per accoglierla nel modo corretto e affidata a chi avrebbe potuto prendersi cura di lei.
Il rientro della giovane protagonista nella famiglia d’origine è doloroso e brutale, esattamente come la nuova realtà che l’ha travolta.

Chi chiamava”mamma” e “papà”, improvvisamente diventano parenti alla lontana avvolti nel mistero, con sparizioni e apparizioni che confondono.  I nuovi genitori, quelli veri, sono molto lontani da quelli con cui era fino ad allora cresciuta. Senza spiegazioni e conforto, la bambina che fino ad allora viveva spensierata la sua età viene scaraventata in nuovo mondo con solo una valigia carica di ricordi e interrogativi, diventando L’Arminuta.

In questa nuova dimensione l’Arminuta deve lottare per ritagliarsi uno spazio e per adattarsi alla sua nuova vita. Sola contro tutti ma con sua sorella Adriana, una sorella che conosce per la prima volta e che le permette di lenire il dolore.

L’ Arminuta : storie di maternità e abbandoni

La  maternità con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni attraversa tutto il romanzo.

La maternità è doppia: due sono le madri , due sono gli abbandoni.

La prima separazione è quella dalla famiglia naturale poco dopo la sua nascita, un’usanza abbastanza comune nel passato in alcuni paesi molto poveri, dove le condizioni economiche non permettevano il sostentamento di tutti i figli da parte dei genitori. I bambini venivano “ceduti”  a parenti più ricchi, solitamente senza figli.

Il secondo abbandono, invece, più inusuale, è quello ad opera della famiglia adottiva tredici anni dopo, per motivi sconosciuti alla bambina, che improvvisamente deve tornare dalla sua famiglia naturale. Nella nuova realtà dell’ entroterra abruzzese, L’Arminuta deve abituarsi ad una vita completamente diversa, costituita dal lavoro nei campi, dalle superstizioni, dal linguaggio dialettale e dal completo disinteressamento dei genitori nei confronti dei figli.

È inevitabile un confronto tra le due madri che, seppur con motivazioni diverse, compiono uno stesso gesto: l’abbandono di una figlia.

“Ripetevo piano la parola mamma cento volte, finché perdeva ogni senso ed era solo una ginnastica delle labbra. Restavo orfana di due madri viventi. Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua, l’altra mi aveva restituita a tredici anni. Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso.”

La parola “mamma”, così apparentemente naturale si svuota di significato, si dissolve. Un’assenza, quella dell’identità materna che la protagonista non perderà mai e anche da grande, l’Arminuta ne pagherà le conseguenze:

“Nel tempo ho perso anche quell’idea confusa di normalità e oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza. È un vuoto persistente, che conosco ma non supero. Gira la testa a guardarci dentro. Un paesaggio desolato che di notte toglie il sonno e fabbrica incubi nel poco che lascia. La sola madre che non ho mai perduto è quella delle mie paure.”

Le madri vengono descritte per come sono realmente, essere umani imperfetti che compiono errori. Nel testo manca del tutto la retorica della madre perfetta restituendoci uno spaccato di realtà disturbante.

Una madre che abbandona un figlio non è una madre.

L’ Arminuta e il tentativo di crescere, nonostante tutto

Quella della protagonista è  personalità ancora in costruzione. I suoi dovrebbero essere gli anni della spensieratezza e della formazione. Il suo disorientamento, il suo essere rimbalzata da una parte all’altra sia fisicamente che sentimentalmente non può che lasciare traccia nell’adulta Arminuta.

I danni delle pessime e difficili scelte degli adulti ricadranno inevitabilmente sulla protagonista. Ma da tutto questo caos qualcosa di buono nasce , fosse anche la sola scoperta di una sorella con cui costruire un rapporto intimo e affettuoso.

Adriana

Il rapporto con la piccola Adriana inizia sulla porta di casa, il giorno del suo ritorno. È proprio lei ad aprire la porta e a incrociare per prima i suoi occhi impauriti e spaesati.

Era mia sorella, ma non l’avevo mai vista.

Adriana obbligherà la bambina a crescere a lottare e infine a sopravvivere. Un legame che diventerà indissolubile

Mia sorella. Come un fiore improbabile, cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Da lei ho appreso la resistenza. Ora ci somigliamo meno nei tratti, ma è lo stesso il senso che troviamo in questo essere gettate nel mondo. Nella complicità ci siamo salvate.

Non servono molte parole

L’ Arminuta è un libro che non va in profondità, e non deve farlo. Certi sentimenti, decisioni, pensieri non hanno spiegazioni. La sua “incompiutezza” a differenza di quello che alcuni critici hanno sostenuto, non è suo difetto, ma un magistrale punto di forza. Lasciare in superficie significa dare al lettore lo spazio di andare a fondo. È un romanzo duro , per niente edificante che abbatte ogni luogo comune. È questa la sua straordinaria forza.

Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze. Non sapevo più da chi provenivo. In fondo non lo so neanche adesso.