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Alice Guy Blanché: la prima regista femminista dimenticata dalla storia

Alice

Alice Guy Blanché, seduta là dove tutto è iniziato.

Charlie Chaplin, Buster Keaton, George Méliès, David W. Griffith, Fritz Lang, Alfred Hitchcock,Stan Laurel and Oliver Hardy, il duo irriverente del muto conosciuto con il nome di Stanlio e Ollio…Sono solo alcuni grandi autori che hanno segnato la prima grande epoca del cinema con i propri lavori. Artisti di grande spessore, diventati veri e propri pionieri di un nuovo mondo che stava nascendo.

A fine 1895, un fotografo amico della famiglia Lumière, Clément Maurice, affitta per i fratelli la sala per la proiezione, il Salon indien du Grand Café, un rinomato caffè di Parigi, che tuttora si chiama Le Café Lumière – Hôtel Scribe in onore di Auguste e Louis Lumière. Trentatré spettatori meravigliati assistono alla prima proiezione cinematografica pubblica al costo di un franco.

La Sortie de l’usine Lumière fu il primo film proiettato, per questo motivo  è solitamente indicato come il punto di partenza della storia del cinema.

In quella sala, e soprattutto in quel preciso istante, è presente una giovane donna, Alice Guy Blanchè

La ragazza ha soli 21 anni, da poco orfana del padre, vuole conquistarsi la propria indipendenza lavorando. Per questo ha studiato stenodattilografia, riuscendo così a trovare un posto di lavoro. Di nazionalità francese , Alice Guy, è la segretaria di un altro grande protagonista del cinema, Léon Gaumont.

La Gaumont, divenuta una delle case di produzione più popolari in Francia, sino a quel momento si era interessata solo alla creazione di apparecchi fotografici.

Con l’invenzione del cinematografo l’azienda inizia a sviluppare nuovi brevetti, e a produrre nuovi cortometraggi.

Alice Guy, colpita da quelle prime immagini proiettate dai Lumiere, si convince delle grandi potenzialità di questo nuovo mezzo che diventerà in seguito, il cinema.

Non è del suo stesso parere Gaumont, come ricorda Alice Guy Blaché in un’intervista trasmessa in televisione e riportata nell’articolo del New York Times.

 “Sembra una sciocchezza, un’idea tipica di una ragazza, ma puoi provare se vuoi. A una condizione: che non influisca sul tuo lavoro d’ufficio”.

Alice e il primo cortometraggio

Alice crede fermamente nella sua intuizione e nel 1896, un anno dopo l’invenzione del cinema realizza un cortometraggio La Fée aux Choux:

https://youtu.be/CYbQO6pwuNs

Si tratta di un’illustrazione animata (20 metri di pellicola per la durata di 1 minuto e 30 secondi ) raffigurante una donna che alleva bambini in un orto di cavoli.

Girato a Belleville, con metodi artigianali, pochi mezzi e l’aiuto di alcuni amici, il film presenta elementi di magia e venature di ironia e umorismo, caratteristiche queste comuni al lavoro di Georges Méliès e di altri pionieri del cinema fantastico francese. Questa realizzazione, e la sua produzione successiva, hanno fatto di lei la prima donna riuscita ad affermarsi quale regista e produttrice nella storia del cinema” [Cit. Francesca Vatteroni – Enciclopedia del Cinema (2003) Treccani].

Con il tempo, Alice Guy supervisiona centinaia di film per la Gaumont, alcuni dei quali colorati fotogramma per fotogramma, o accompagnati da suoni preregistrati grazie a dei cilindri.

Alice e il ribaltamento dei ruoli di genere

L’opera di Guy si caratterizza, tra le altre cose, per l’attenzione che rivolge ai comportamenti imposti dal genere.

Ne “Les résultats du Féminisme” (1906) riesce  a ribaltare gli stereotipi invertendo il ruolo occupato dagli uomini e dalle donne in società. Alice Guy presenta in questa pellicola gli effetti di un capovolgimento dei ruoli sociali:  gli uomini costretti a stirare, cucire, mentre le loro donne fumano il sigaro, si ritrovano nei bistro a fare bisboccia, avanzando, se non bastasse, esplicite richieste sessuali ai loro partner intimiditi e oramai ridotti alla sola mansione di badanti dei loro figli. In un impeto di orgoglio gli uomini si ribelleranno all’oppressione femminile, ristabilendo un ordine che, tuttavia, è stato per sempre smascherato.

Nel 1907, a seguito del matrimonio con il collega Herbert Blaché, decide di stabilirsi negli Stati Uniti fondando The Solax Company, una casa di produzione situata a Fort Lee, nel New Jersey.

Una produzione prolifica

Lo studio ha permesso alla prima regista di sviluppare diversi filoni narrativi (come il western in Two Little Rangers).

Il punto di forza dei suoi racconti sono i personaggi, e tutti quei tratti profondi e psicologici che possono avvicinare il pubblico alla storia  “Il successo arriva solo a coloro che danno al pubblico ciò che vuole, oltre a qualcos’altro. Quel qualcos’altro è la nostra individualità”.

Nel suo repertorio non mancano le commedie : La femme collante del 1906, c’è la madre amorevole che diventa una matrigna crudele La maratre del 1908 o la donna incinta, in preda a delle strane voglie, narrata con un pizzico di  sotteso erotismo:  Madame a des envies del 1907.

La naissance, la vie et la mort du Christ (del 1906) è stato il suo progetto più ambizioso, un colossal per il tempo  in cui si avvalse di ben 300 comparse (fatto assolutamente inusuale per il periodo)

Alice Guy ha lavorato anche a melodrammi melodrammi di origine letteraria

La Esmeralda (del 1905), i film drammatici come Falling Leaves (del 1912) e film basati sui trucchi, gli incantesimi, l’horror, l’uso di dettagli, mascherini e doppie esposizioni che accrescevano l’effetto drammatico del racconto. Moltissimi andarono perduti e tanti vennero attribuiti ad altri registi o a dei semplici collaboratori di passaggio.

Alice Guy Blanché e il declino

Dopo, un lungo periodo di fama e successo, Alice, venne totalmente dimenticata ed estromessa dal mondo del cinema che essa stessa collaborò a far emergere.

Pioniera delle potenzialità del cinema, non riuscì ad  intercettare  il mutamento che avrebbe portato le grandi major americane ad avere un monopolio nella distribuzione dei film nelle sale, lasciando ad altre realtà , come quella della Solax Film Corporation uno spazio marginale.

Nel 1922, malgrado il continuo successo dei suoi film, non fu più possibile mantenere in attività la piccola società indipendente di cui era produttrice, soggettista e regista; la Solax Film Corporation fu liquidata definitivamente.

Il grande cinema le voltò le spalle, dopo essersi alimentato  del suo lavoro instancabile e geniale, venne dimenticata  dalla storia. Cadde in povertà, costretta a fare ogni tipo di lavoro saltuario per mantenere sé e i suoi due figli.

Molti non riconobbero l’immenso talento di Alice Guy. Riconosciuta per il  solo ruolo di segretaria personale di Gaumont, venne spesso omessa dai grandi storici e critici cinematografici del tempo che oscurarono la sua prolifica attività nel cinema  ignorando o sminuendo il suo importantissimo lavoro. Venne schiacciata dalla fama e la fortuna dei suoi colleghi uomini.

Con l’intento di riacquistare i riconoscimenti che le furono ingiustamente tolti, scrisse una sua autobiografia che  non riuscirà a far pubblicare.

Morirà a Mahwah (New Jersey) nel 1968.

Il ricordo

Nel 1973, Anthony Slide, archivista all’American Film Institute, ricevette il manoscritto dell’autobiografia, dalla figlia di Alice, Simone Blaché.

Slide si mise in contatto con un’associazione femminista francese L’Association Musidora (dal nome di un’altra cineasta dimenticata, Jeanne Roques), associazione formatasi proprio con l’obiettivo di preservare la memoria del lavoro cinematografico delle donne. Fu così che, finalmente, nel 1976 gli sforzi di un gruppo di femministe permisero la pubblicazione delle Memorie di Alice Guy : in questa data nacque la storiografia cinematografica delle donne.

Grazie alla forza  di Alice Guy emerse che il cinema crebbe anche grazie al lavoro delle donne.

Be Natural

Nel 2019 , grazie alla presentazione al festival di Cannes del documentario, Be Natural: The Untold Story of Alice Guy-Blaché di Pamela B. Green, Alice Guy Blanché ha ottenuto i riconoscimenti tanto meritati.

Attraverso la voce dell’attrice Jodie Foster e le parole di alcuni colleghi di spicco come Evan Rachel Wood, Ben Kingsley, e Geena Davis, il film è un omaggio doveroso alla sua figura e al suo contributo verso questo mestiere.  “Siate naturali” (“Be Natural”).

Un consiglio verso i suoi attori ma che, una volta iniziato il film, si rivolge anche a noi spettatori.