Boccaccio è morto
“Grazie di essere venuti”


Uomini e donne in abito da lutto attendono gli spettatori lungo una lunga scala che fa da capezzale a Giovanni Boccaccio.
Giovanni Boccaccio, una delle tre corone fiorentine (insieme a Dante e Petrarca) ci ha lasciato un patrimonio culturale dal valore inestimabile. Ma oggi, a distanza di ben 650 anni dalla sua morte come potremmo immaginarci Boccaccio? Cosa possiamo ancora dire di Boccaccio? Cosa ancora non è stato detto? E soprattutto come possiamo far appprezzare Boccaccio agli adolescenti di oggi?
Sono questi gli interrogativi al centro della performance L’Amore al tempo dei bugiardi diretta da Firenza Guidi.
Boccaccio tra i bugiardi e l’amore

Il titolo L’Amore al tempo dei bugiardi rappresenta il fulcro drammaturgico non solo della performance, ma anche dell’intera produzione di Giovanni Boccaccio. Nel Decameron, la frode, l’astuzia, l’ingegno umano e la sua capacità adattarsi (i bugiardi), sono prerogative essenziali per il successo e la fortuna e l’Amore è un amore strategico, pragmatico passionale e carnale. È questa la linea guida seguita dalla compagnia Elan Frantoio, linea ulteriormente evidenziata dalla narrazione scenica immersiva in cui gli attori si aggirano nello spazio relazionandosi con il pubblico. La messa in scena mira a coinvolgere gli spettatori nel mondo dei “bugiardi,” dove la realtà e la finzione, la verità e l’inganno, si mescolano rendendo i confini indefinibili. Il pubblico così da semplice passivo osservatore diventa partecipe, se non addirittura vittima, della raffinata arte della manipolazione.
Firenza Guidi e Elan Frantoio
Firenza Guidi regista e scrittrice conferma anche ne L’Amore al tempo dei bugiardi la sua ricerca verso una scrittura scenica che non rappresenti la fedele riproduzione del testo originario, quanto piuttosto un nuovo canovaccio drammaturgico concepito per lo spazio performativo in grado di integrare lo spazio architettonico con la performance attoriale. Nella suggestiva cornice di Palazzo Corsini a Fucecchio tra torri e mura fortificate il pubblico, protagonista della performance, si sposta di scena in scena adattandosi allo spazio e alla narrazione.
Ecco che le Novelle rappresentano un punto di partenza per la Guidi per un nuova composizione teatrale che si concentra sulle figure femminili del Boccaccio divertenti, sfrontate e ribelli, svelandone la vasta gamma di strategie di sopravvivenza e affermazione in un modo di uomini.
“Forza donne andiamo in villa”
In uno dei momenti più bui della storia dell’umanità, la peste nera del 1348, dieci giovani, sette donne e tre uomini si allontanano da Firenze per rifugiarsi in campagna. Ed è di fronte al degrado etico e morale imperante che le donne diventano protagoniste. Siamo lontani dagli ideali della donna cantata dallo Stilnovo, angelica e passiva. Quelle cantate da Boccaccio sono donne passionali, astute, ricche di inventiva e iniziativa in campo amoroso. Sono loro che organizzano, tramano si ribellano e assecondano i loro desideri e diventano abili fautrici del loro destino.
Ecco che incontriamo Monna Filippa che accusata di adulterio sfugge alla condanna grazie ad astuzia e scaltrezza, Gismonda che narra di un amore infelice che culmina nel suo suicidio e l’Abate la figlia del re d’Inghilterra travestita per non sposare il re di Scozia. Non mancano le donne più irriverenti come Tessa che per non far scoprire il suo amante dal marito simula l’esistenza di un fantasma, o la vedova amante del marchese Azzo o la Rossa, l’amante e il marito omosessuale.

Chiude la performance Griselda una popolana sottoposta a crudeli prove dal marchese Gualtiero di Saluzzo.
Griselda interpretata da un sensuale Riccardo Saggese in versione drag queen che volteggia all’interno di un cerchio sospeso, ci riporta alla conflittualità del rapporto tra Griselda e Gualtiero. Una costrizione simboleggiata dal cerchio all’interno del quale il precario equilibrio Griselda si incatena. Simbolo di pazienza e lealtà incrollabile, Griselda trova espressione nella sforzo fisico di Riccardo Saggese che diventa mezzo scenico della sua sofferenza e costrizione.
Donne, madonne e un pò bagasce
È tuttavia il sottotitolo “donne, madonne e un po’ bagasce,” la dichiarazione più riuscita della produzione riflettendo la triade stereotipata legata alle identità sociali e sessuali riferite alle donne: la donna genericamente quella senza colore, la madonna colei che incarna l’ideale di purezza e virtù nonché la donna socialmente accettata e sottomessa e la bagascia un termine volgare e dispregiativo che denota trasgressione e desiderio sessuale. Nella produzione di Firenza Guidi la contrapposizione tra madonna e bagascia viene recuperata senza alcun giudizio di valore riconoscendo la bellezza e la complessità dell’universo femminile abitato da donne sfrontate, ribelli, astute, sottomesse e perchè no anche bagasce, ma tutte espressione di arte, seduzione e amore.
L’Amore al tempo dei bugiardi è un dialogo serrato e innovativo tra il pubblico del 2025 e il Decameron del 1349.
Attraverso l’accento posto sull’universo femminile, tanto caro allo stesso Boccaccio, la rappresentazione non è soltanto una commemorazione in ricordo dei 650 anni dalla sua morte, ma è una virtuosa attualizzazione che ci fa riflettere su quanto ancora oggi a distanza di oltre seicento anni quelli stereotipi siano ancora più vivi che mai e di quanto sia necessario e doveroso trovare modalità nuove di narrazione per suggerire contemporanee e innovative interpretazioni.




