Cani selvaggi è un libro struggente e commovente che attraverso il rapporto che si instaura tra i protagonisti e i loro cani esplora l’inquietudine delle anime, il senso di smarrimento e la perdita declinata nelle sue più svariate accezioni.
“Allora vivevo così. Per me essere selvaggia significava proprio questo:
gettarmi senza riserva dentro qualcosa, verso qualcosa,
lasciandomi coinvolgere, ma senza cadere del tutto.”
La trama
Gli abitanti di un piccolo e sperduto paesino, vedono il loro tranquillo e monotono equilibrio sconvolto a causa della chiusura di un mobilificio. Saranno i più deboli, bambini, donne single, persone con squilibri mentali e cani, a pagare il prezzo dell’atmosfera opprimente che si è creata.
È così che alcuni cani decidono o vengono spinti a tornare nel bosco a vivere selvaggiamente dimenticando le comodità e l’affetto della vita domestica. Sei padroni di alcuni dei cani si incontrano ogni sera ai confini del bosco aspettandoli pazientemente.
Cani selvaggi: una narrazione corale
La storia viene raccontata da tutti i sei i padroni dei cani scomparsi, le voci si alternano e intrecciano tra loro creando, solo alla fine, un quadro chiaro e definito della situazione.
I sei protagonisti si parlano, si scrutano, si confidano condividendo l’aspettativa della ricomparsa dei loro cani. Alice, Jamie, Lily, Walter, Malcolm e Rachel sono sei solitudini che non si diluiscono con la vicinanza e la condivisone di uno stesso dolore. Le sei voci narranti sono i cosiddetti outsiders, quelli ai margini che hanno perso tutto, persino la speranza e cercano di ritrovarsi specchiandosi nella perdita altrui, confidando nell’altro per non abbandonarsi alla disperazione. Sarà la perdita che li costringerà a vedere le loro vite per la prima volta con uno sguardo nuovo.
E mentre loro aspettano, i cani fanno branco fra le fronde scure del bosco, sopravvivono grazie all’istinto, sbranano per cibarsi, latrano e corrono furiosamente. Appostamento dopo appostamento nasce un amore, quello tra Alice e Rachel, un amore che cresce spontaneamente come l’erbaccia nei prati. Alice segue il suo istinto e si abbandona, non resiste perché la natura prende il sopravvento anche nei sentimenti.
“Quando ho capito di amarti, molto prima di confessartelo, nulla mi avrebbe potuto fermare. Era come se non mi fossi mai resa conto del vuoto che avevo dentro, come se ci fosse sempre stato un filo nero di solitudine a torcermi le viscere. Non ho mai provato per altri ciò che ho provato per te, ed è ancora così, nonostante tutto quello che è successo.
L’amore è slancio, l’amore è opportunismo.”
Una solitudine che travolge
Cani selvaggi esplora l’inquietudine delle anime, il senso di smarrimento e la perdita nelle sue molteplici accezioni.
“La solitudine rinchiude. La solitudine è il coperchio che sigilla il vaso. Costringe a vivere senz’aria. Avevo ristretto la mia vita a una sola stanza, a una manciata di pensieri, alle stesse stanche, tristi abitudini”.
La condivisione della perdita crea un legame tra i protagonisti. È la solitudine legata alla perdita che li porta a mostrare tutta la loro vulnerabilità, perdendosi per poi magari ritrovarsi.
I cani selvaggi non dipendono da nessuno, solo dal proprio istinto e non si lasciano addomesticare da una carezza amorevole del padrone. Sono capaci di scegliere se sentirsi a casa protetti sul letto di chi li ama o tra l’oscurità e la solitudine di un bosco. È questa la loro forza e la lora fragilità.
I cani selvaggi sono come l’amore che crea una dipendenza che limita e che pretende fiducia, abbandono e debolezza.
Così come l’amore i cani selvaggi, se tornano, è perché hanno scelto di farlo.
“Il cuore è una creatura selvaggia e in fuga.
Il cuore è un cane che torna a casa.”