Mattia Pascal: il primo incontro
Il fu Mattia Pascal è stato il mio primo vero romanzo.
Fino ad allora avevo letto solo storie per bambini e i classici che la mia età richiedeva di leggere: Piccole donne, Cuore, Il giro del mondo in Ottanta giorni...
Avevo 13 anni ero una ragazzina “strana”: passavo i miei pomeriggi a disegnare , a scrivere e a leggere. Avevo un quadernetto con tutti i miei racconti: li aggiornavo, li revisionavo e spesso li buttavo.
Un giorno mi avvicinai alla libreria di casa. Quando ero bambina avevamo in soggiorno una libreria bianca che mi sembrava enorme. Mio padre amava leggere. La disposizione dei libri era studiata a misura di bambino. La regola era molto semplice: avrei potuto leggere soltanto i libri raggiungibili dalla mia altezza. Quel giorno, la curiosità, vinse sulla regola. Cominciai a scorrere i titoli dei libri che si trovavano più in alto: guardai il lato delle poesie ma, a quell’età non avevo molto chiaro di cosa fosse una poesia , ne avevo lette alcune, ma le sentivo come un qualcosa di lontano da me.
Sorrendo lo sguardo verso destra, ecco i grandi classici: I Promessi Sposi, La Divina Commedia, L’Orlando furioso…e poi Il fu Mattia Pascal. Quel titolo fece fermare la mia ricerca: avevo trovato quello che cercavo.
“Il fu“… non capivo cosa significasse. Mi sembrò di primo impatto un errore di grammatica , una scorrettezza affascinante per il titolo di un libro. Perfettamente consapevole di quello che stavo facendo, presi una sedia ma non riuscì a raggiungerlo. Feci una pila di libri sulla sedia e mi arrampicai su per lo scaffale. Rischiai la vita, ma ne valse la pena.
Preso il libro mi accorsi che la copertina era ancora più seducente del titolo: un lungo drappo bianco sullo sfondo e una bombetta nera in primo piano. Scesi dalla sedia , lasciai tutto così come era e cominciai a leggere. Non capivo tutto ma capivo abbastanza per sapere che non riuscivo a smettere di leggere.
Da quel momento l’amore per i libri è cresciuto giorno dopo giorno e, ancora oggi, scelgo un libro dal titolo e dalla copertina.
Il fu Mattia Pascal è stato il mio primo amore, così come Pirandello.
…Grazie per la libertà
«Ma la verità forse era questa: che nella mia libertà sconfinata, mi riusciva difficile cominciare a vivere in qualche modo».
Così recita un significativo passo de Il fu Mattia Pascal. Progresso ed identità i due poli attorno ai quali ruota la sua storia e, in fondo, la nostra: nelle sue esitazioni troviamo immancabilmente le nostre, nella sua frenesia ravvisiamo le nostre debolezze.
Oppresso da condizioni familiari ed economiche piuttosto difficili, e creduto morto dopo una sua fuga apparentemente liberatoria, Mattia, che nel frattempo ha deciso di rinominarsi Adriano Meis, crede di potersi sottrarre alla catena di eventi che lo ha travolto, alla passività che gli ha sempre impedito di dare una svolta alla sua esistenza. Crede, in sostanza, di poter prendere possesso di se stesso, di poter gestire il tempo e la sua mutevolezza.
Ma quando l’amarezza di scoprire, al suo ritorno nell’immaginario paesino ligure di Miragno, che la moglie e tutte le persone a lui care hanno già voltato pagina lo mette di fronte alla cruda verità. Mattia si rende conto di quanto illusorio fosse il suo proposito di libertà, passando dalla convinzione di aver indirizzato la sua vita verso il progresso alla consapevolezza di essere rimasto tragicamente indietro.
Esattamente come l’uomo contemporaneo che si affanna a seguire i ritmi esasperati della tecnologia e crede così ingenuamente di aver imboccato un percorso di evoluzione lineare, salvo poi ritrovarsi isolato e sovrastato da quegli strumenti che pensava di controllare, Mattia si ritrova prigioniero di un meccanismo perversamente ciclico, che lo rende, come lui stesso si definisce, «forestiero della vita».
La condizione esistenziale di Mattia Pascal e la sua prigionia mi ha reso libera attraverso la lettura.
Grazie a lui ho scoperto linguaggi, mondi e alternative.
Oggi per noi libertà è disporre di mezzi, avere controllo sulle situazioni, poter comprare, accumulare , salvo poi renderci conto che la nostra conoscenza è una porzione infinitesimale della realtà. Senza il pensiero e la cultura non potremo mai essere liberi.
Alla fine siamo un pò tutti dei piccoli Mattia Pascal, che evadiamo dalla nostra vita costruendo account Facebook, Instagram, nascondendoci dietro ad uno schermo illudendoci che quella sia libertà.
Ed esattamente come Mattia Pascal, passeremo da una vita all’altra sentendoci sempre stranieri.
Il fu Mattia Pascal è stato scritto nel 1904 e rimane un grande classico, un romanzo di formazione che invito tutti a leggere almeno una volta nella vita.
È un romanzo senza tempo che ancora ci insegna, e lo fa in modo schietto, diretto e crudele, ma sempre e comunque dritto al cuore.