Se una notte d’ inverno un viaggiatore e il dibattito letterario degli anni Settanta
Se una notte d’inverno un viaggiatore, segna il nuovo picco della sperimentazione formale di Calvino. Questo testo non occupa però soltanto una posizione di rilievo nel percorso individuale dell’autore, ma si inserisce perfettamente nel panorama teorico-letterario generale del decennio in cui viene composto. Pur essendo ampiamente anticipato da esperimenti precedenti, infatti, il romanzo è figlio del dibattito culturale degli anni Settanta. Calvino inizia a comporre il suo ultimo romanzo, nel periodo in cui Wolfgang Iser, parlava di «lettore implicito» e nella stagione letteraria in cui prende forma l’interesse per l’interazione tra autore e pubblico, interesse sollecitato anche dagli studi Umberto Eco nella seconda metà degli anni Settanta e raccolti, con una significativa coincidenza cronologica, proprio nel 1979 nel volume Lector in fabula, per moltissimi aspetti “opera sorella” di Se una notte d’inverno un viaggiatore.
“Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino “
“Sto per finire Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino”
È curioso osservare come il romanzo inizi e finisca allo stesso modo, introducendo il lettore in una dimensione metaletteraria, che conferma l’ossessione di Italo di Calvino per la forma. Messe da parte le convenzioni, l’autore parla direttamente al lettore. Non ci si deve fidare troppo però: se l’inizio presenterà una lettura distesa e tranquilla, con il proseguire della storia sbalzi e interruzioni porteranno a disorientamenti e stordimenti.
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla, di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso, dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giù, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
Certo, la posizione ideale per leggere non si riesce a trovarla. Uria volta si leggeva in piedi, di fronte a un leggio. Si era abituati a stare fermi in piedi. Ci si riposava così quando si era stanchi d’andare a cavallo. A cavallo nessuno ha mai pensato di leggere eppure ora l’idea di leggere stando in arcioni, il libro posato sulla criniera del cavallo, magari appeso alle orecchie del cavallo con un finimento speciale, ti sembra attraente. Coi piedi nelle staffe si dovrebbe stare molto comodi per leggere; tenere i piedi sollevati è la prima condizione per godere della lettura.
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul piano del tavolo, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lì con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.
Una lettura allo specchio
La storia è condotta dallo scrittore tramite una sorta di mise en abyme, uno specchio entro cui il libro stesso si riflette: è il concetto di “storia nella storia”, secondo cui il raccontare della narrazione si riflette nel racconto medesimo. Le storie iniziano ma non finiscono lasciano il lettore sospeso e frustrato, ignaro di come si evolverà la vicenda. In realtà, quello che sembra incompletezza, è libertà: Italo Calvino lascia il lettore al suo destino lasciandogli la possibilità di finire o meno ciascuno dei romanzi. In fondo leggere significa riscrivere, rivivere il romanzo fino a farlo proprio.
Se una notte d’inverno un viaggiatore: “ogni romanzo uno stile nuovo”
Se una notte d’ inverno un viaggiatore, rappresenta il desiderio di non lasciarsi definire, di non restare prigioniero della convenzione letteraria che si sceglie, della chiave di scrittura che volta per volta lo scrittore assume. È il tentativo di scrivere tutti i libri.
“Il mio moltiplicare le maschere, gli stili, gli atteggiamenti verso il mondo è un cercare di inseguire la molteplicità della vita”.