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Donne Rom e Sinti sterilizzate contro la loro volontà: il mea culpa della Repubblica Ceca

Donne Rom

Donne Rom e Sinti,  tra il 1966 e il 2012 sono state costrette  o persuase a subire operazioni di sterilizzazione imposte dalla Repubblica Ceca: una pagina orribile della storia dell’umanità di cui si è parlato troppo poco.

Donne Rom e Sinti nella Repubblica Ceca

La popolazione della Repubblica Ceca conta al suo interno un’ampia minoranza di abitanti di origine Rom.

Secondo il Guardian, circa  250.000 persone. A partire dal 1966  le donne Rom  e Sinti sono diventate  vittime e cavie  di un programma di eugenetica guidato dal governo ceco. L’intervento ai danni delle donne sarebbe continuato fino alla caduta del regime comunista, avvenuta nel 1989. Come rivela Il Post però, anche in seguito a questa data la pratica sarebbe stata portata avanti. Solo nel 2012 lo Stato ha introdotto una legge per porre fine ufficialmente a tutto questo.

Una sterilizzazione non consensuale

Spesso l’operazione di sterilizzazione non consensuale avveniva in seguito al parto. Talvolta le donne subivano l’operazione a loro insaputa. In alcuni casi, i medici spiegavano che l’intervento avrebbe permesso di salvare loro vita. Euronews riporta inoltre situazioni in cui la sterilizzazione veniva spacciata come una “forma temporanea di contraccezione”. L’operazione avveniva spesso durante il ricovero ospedaliero delle donne, approfittando della condizione di vulnerabilità fisica e emotiva successiva al parto.Sembra anche che alcune donne siano state convinte anche  grazie ad offerte di denaro.

Anche in Slovacchia, Ungheria, Germania, Svezia e Norvegia si sono registrati casi di sterilizzazione forzata di donne Rom e Sinti

Gli anni ’70 e ’80 sono stati  indicati come il periodo di maggiore ricorso alla sterilizzazione coatta di donne Rom e Sinti da parte dell’ex Cecoslovacchia. Il regime socialista incoraggiò e dette impulso a questo oltraggio e nonostante l’istituzione della Repubblica Ceca, le violenze non sono cessate del tutto.

Donne Rom costrette alla sterilizzazione in Repubblica Ceca: la dolorosa testimonianza

Qualche mese fa, la rivista inglese Guardian aveva incontrato Elena Gorolová, che a soli 21 anni subì la sterilizzazione forzata in Repubblica Ceca.

“Il dottore mi disse che avrei dovuto partorire tramite un taglio cesareo altrimenti avrei rischiato la salute mia e del bambino” aveva spiegato nel corso della sua intervista.

In realtà, le carte firmate prima dell’intervento contenevano una celata autorizzazione alla sterilizzazione. “Stavo provando così tanto dolore…-aveva ricordato- non ero nello stato di pensare a ciò che stavo firmando”.

Solo dopo l’operazione, i dottori le comunicarono la reale entità dell’intervento effettuato e dunque dell’inganno messo in atto. “Mio marito era così arrabbiato con i dottori, ma anche con me. Pensava che avessi in qualche modo organizzato tutto senza dirglielo” aveva spiegato Elena. “Avere molti bambini è uno dei valori principali della cultura Rom. Mi vergognavo e mi sentivo ingannata dai dottori” aveva poi aggiunto riportando le terribili sensazioni provate.

Dopo anni di dolore vissuto privatamente, Gorolová ha poi scoperto nel 2004, un gruppo di donne vittime come lei della medesima pratica statale. Una di loro le aveva rivelato di aver saputo quanto avvenuto nella sala operatoria solamente 7 anni dopo l’intervento.

Il tardivo intervento dello Stato

Siamo dovuti arrivare al 2021, affinché il governo decidesse  di istituire un risarcimento a favore delle vittime. Il presidente della Repubblica Ceca, Miloš Zeman, ha firmato una legge che introduce un indennizzo per le donne costrette a subire la sterilizzazione forzata fra 1966 e 2012.

A loro andranno 300mila corone ceche, pari a circa 11.800 euro.

Il ministero della Sanità ceco si occuperà di distribuire i risarcimenti. Le prime a ricevere il denaro saranno le vittime più anziane ancora vive, sterilizzate sotto il comunismo.

Un lungo viaggio verso la verità

Per arrivare alla verità, c’è voluto un lungo studio, condotto nel 2005 dal difensore civico ceco, che ha messo in luce il fatto che, nel periodo compreso fra il 1970 e il 1990, le autorità cecoslovacche hanno sistematicamente sterilizzato donne di etnia Rom per ridurre il tasso riproduttivo di questa comunità, giudicato eccessivo (esattamente come si valutò in America quello dei nativi americani).

Non si trattava di “corsi di pianificazione familiare” ma interventi mirati a risolvere il problema alla radice con o senza il consenso delle interessate per arginare l’ardore  riproduttivo dei Rom.

Così non è bastato nel 2009 il “rammarico”del governo ceco, e attivisti impegnati sul fronte dei diritti umani e civili si sono battuti perché venissero approvate misure concrete per risarcire le vittime di questi soprusi e dar luogo ad atti riparatori.

Elena Gorolova, oggi 51enne e assistente sociale, aiutata da alcune ong per i diritti umani ha raccolto le testimonianze di chi, come lei, è stata sterilizzata senza consenso. Elena  ha portato il caso all’Onu.

Va da sé che le autorità ceche hanno in ogni modo tentato di nascondere lo scandalo, ma la mobilitazione internazionale ha avuto alla fine la meglio.

“Affrontare queste forme di violazione dei diritti umani – ha detto al Guardian – richiedere un forte impegno da parte del governo centrale e delle autorità locali e il riconoscimento che i rom sono cittadini come gli altri, i cui diritti devono essere protetti”.

Barbara Cernusakova, attivista di Amnesty International

È sconcertante che sono dovuti passare oltre 50 anni affinché lo Stato si accorgesse dello scempio di cui si è reso protagonista, intervenendo con un risarcimento di 11.800 euro. Vale così poco la vita di una donna distrutta fisicamente e psicologicamente da pratiche tanto abominevoli?