“Baudelaire è vivo” è il nuovo libro di Giuseppe Montesano, edito da Giunti, in libreria dal 17 marzo 2021.
«Il mio libro fa infuriare gli imbecilli quindi è bello»
Baudelaire.
In questa opera l’autore napoletano traduce “I fiori del male”, dando voce alla contrastante umanità del poeta francese Charles Baudelaire, vissuto a metà dell’Ottocento.
Baudelaire e I fiori del male
La prima edizione dei I fiori del male (Les Fleurs du mal) fu pubblicata il 25 giugno 1857, presso l’Editore Auguste Poulet-Malassis, in una tiratura di 1300 esemplari. Il testo comprendeva cento poesie divise in sei sezioni: Spleen et ideal, Tableau parisien, Fleurs du mal, Révolte, Le vin e La mort.
Il titolo dell’opera, “I fiori del male”allude a due aspetti: la parola “fiori” riporta alla bellezza che solo l’arte sa realizzare; la parola “male” parla del degrado e alla volgarità della società.
Nella corruzione del mondo contemporaneo solo l’arte è in grado di produrre bellezza. Il poeta intuisce che c’è una realtà profonda alla quale si può arrivare con la poesia. Per trovare queste zone sconosciute dell’essere e dell’interiorità, il poeta ricorre quindi a un linguaggio nuovo e allusivo. Le parole quindi perdono il loro valore convenzionale che gli viene attribuito, vengono riscoperte nel loro significato allusivo e fonico, diventando quindi simboli che portano a un’altra realtà.
Baudelaire e il processo
Già il 7 luglio del 1857, la direzione della Sicurezza pubblica denunciò l’opera per oltraggio alla morale pubblica e offesa alla morale religiosa.
Baudelaire e gli editori vennero condannati a pagare una multa e alla soppressione di sei liriche incriminate come immorali. La forma poetica e i temi trattati fecero scandalo.
Il poeta, dopo la pubblicazione de I fiori del male, non pensò di essere messo sotto accusa: dal momento che il governo francese era impegnato nelle elezioni , di certo non avrebbe perso tempo a deferire alla giustizia un poeta maledetto.
Purtroppo si sbagliò.
Persino i critici parigini si schierarono col governo francese, considerando Baudelaire un uomo violento che aveva cantato cose nulle in una lingua impossibile, un accumulatore di allegorie ambiziose per dissimulare la carenza di idee, insomma un uomo non dolce né umano né tenero: elementi considerati all’epoca imprescindibili per essere considerati poeti.
Baudelaire è vivo di Giuseppe Montesano
“Baudelaire è vivo” racconta la contraddizione di Baudelaire, che disperatamente cerca di rifugiarsi nell’arte, senza riuscirci
Negli ultimi mesi di vita, in Belgio, in seguito ad alcune scelte del governo contro il popolo e contro l’esiliato Proudhon, si sarebbe aspettato barricate e fucili; e invece il popolo non si è mosso. Baudelaire, che dopo il colpo di stato di Napoleone III ripete di essere stato «depoliticizzato», non abbandonerà mai lo scontro con il mondo.
Uno specchio in cui riconoscersi
Montesano descrive un Baudelaire, umano e delicato, dispotico e incongruente, che adorava la madre, ma allo stesso momento la detestava e la temeva per il suo essere coì legata alle tradizioni
Il poeta conviveva con Jeanne, chiamata da tutti ‘la negra’, un amore durato una vita e ostacolato da amici e parenti.
Un personaggio ambiguo e pericoloso per i tempi, Baudelaire, ma che ancora oggi ci parla. In “Baudelaire è vivo” si descrivono storie quotidiane e crudeli della Parigi di due secoli fa, che diventano storie contemporanee nelle quali si annichilisce l’anima e si perde la dimensione del tempo.
Giuseppe Montesano, scrittore e critico, è autore dei romanzi Nel corpo di Napoli (1999), A capofitto (2000), Di questa vita menzognera (2003) e Magic People (2005). Ha tradotto e curato opere di Dick, Savinio, Malaparte, Hesse, Dumas, Ottieri. Ha scritto Il ribelle in guanti rosa. Charles Baudelaire (2007), di cui ha curato anche le opere per I Meridiani, Lettori selvaggi (Giunti 2016) e Come diventare vivi. Un vademecum per lettori selvaggi (Bompiani 2018)
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